La “Comfort Zone” Quando diventi un free lance per davvero
Grazie ad un articolo dell’amico Fabrizio Rota, oggi mi sono fermata a riflettere sulla Comfort Zone.
Chi mi conosce, sa che non è da molto che ho intrapreso la mia strada da libero professionista.
Ho lavorato per anni in azienda e forse questo mi ha cambiata più di quanto non volessi, rendendomi un po’ meno “architetto” ed un po’ più “manager” (non che io mi sia senta più l’una piuttosto che l’altra).
Quando lasci l’azienda a causa di tagli, incomprensioni e speranze di “crescere professionalmente”, lasci anche un po’ la tua Comfort Zone.
Ed è lì che devi decidere se cercartene un’altra o creartela.
Io ho deciso di crearmela. Certo, diciamo che “comfort”, non è la parola che userei, ma è la MIA zone.
E ci tengo da morire.
Per cui quando qualche tempo fa, durante una testimonianza sul mio “progetto intraprendente” davanti ad una classe di futuri imprenditori e liberi professionisti, che come me, si erano trovati davanti al famoso “bivio”: sono stata spontaneamente terrificante.
Alla domanda “da quanto hai iniziato” io ho risposto : “da quando ho smesso di rispondere agli annunci di lavoro”.
Solo allora ho iniziato veramente. Si inizia solo quando ci si crede davvero, quando si fa una scelta non perché non si ha un’alternativa. E’ una cosa che hai dentro, è una cosa che cresce con te anche se è difficile, rognosa e frustrante. Ce l’hai incastonata nel profondo e non puoi rinunciarci: cascasse il mondo.
Per cui ogni volta che qualcuno dei miei ex colleghi, pensa di farmi un favore dicendomi: “sai tale azienda sta cercando”, io divento una furia, perché vorrei che capissero che non è un ripiego scegliere la strada da free lance, ma una fede.
E’ un progetto, è cadere e rialzarsi, è prendere porte in faccia e crick sui denti, ma è anche sentirsi al settimo cielo quando un cliente ti dice “ Grazie, senza di te, non ce l’avrei fatta”
Ecco, questa è la MIA zone…né più bella né più brutta delle altre, è semplicemente la MIA.
Maria Grazia Squillace